Netturbini del linguaggio

Viviamo in un tempo in cui leggere si è fatto difficile e poco interessante. Lo si nota non solo a scuola. La letteratura, in particolare, è snobbata da moltissimi, se non addirittura ritenuta superflua, noiosa e antiquata. Può darsi che ciò accada perché si è soliti pensare alle parole come mezzi di espressione delle proprie opinioni o come strumenti simbolici per trasmettere informazioni, notizie, gossip. Più difficilmente le si concepisce come particelle di un ambiente, il linguaggio, in cui le menti possono esistere e coesistere per intendersi, apprezzarsi, godere dei significati.

Forse nella nostra società dei consumi, in cui il vendere e il comprare sono diventate le azioni ritenute più importanti, anche le parole assumono lo stesso valore del denaro. “Scambio di opinioni”: è un’espressione consueta nelle quotidiane conversazioni. Al contrario, a me pare che le parole non siano come i soldi! Assomigliano più alle molecole d’aria. Hanno in se stesse la capacità di dare respiro al pensiero.

Perciò è importante depurarle dall’inquinamento linguistico tipico del nostro tempo, una sorta di spazzatura delle conversazioni, fatta di grettezza, di superficialità, di prepotenza messe in mostra sui social, nei giornali o alla Tv per ottenere fama e consenso. In quest’opera di pulizia, la buona letteratura è sempre stata ed è anche oggi di grande aiuto. I letterati sono i netturbini del linguaggio: rendono l’ambiente comunicativo più pulito, più fresco e arieggiato. Depurano le parole con stile. Nessun letterato scrive solo per esprimere se stesso o per informare dei fatti. Scrive per farci aprire gli alveoli dell’anima e per insegnarci che le parole, come l’aria, non si possono né comprare, né vendere… vanno solo comprese.

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