Il grande peccato

Il seguente brano antologico spiega con parole semplici ed immediate, ma affatto superficiali, per quale motivo la superbia è il più orribile dei vizi capitali. Secondo l’autore, ovvero C.S. Lewis (il noto scrittore de “Le cronache di Narnia), la superbia è il peccato più altamente spirituale, perché dipende direttamente dall’azione del diavolo. Mentre ogni altro vizio è legato alla nostra natura umana ferita e, tutto sommato, non compromette le relazioni con gli altri (anzi, alle volte le facilita), invece la superbia allontana il cuore da Dio e dal prossimo mentre il diavolo “se la ride”.

I cristiani hanno ragione: la superbia è stata la causa principale dell’infelicità delle nazioni e delle famiglie da che mondo e mondo. Altri vizi possono a volte avvicinare le persone: tra gente ubriaca o dissoluta ci può essere cameratismo, giovialità, cordialità amichevole. Ma la superbia significa sempre inimicizia – è inimicizia. E non solo inimicizia fra uomo e uomo, ma inimicizia con Dio.

Di fronte a Dio, siamo di fronte a qualcosa che è, sotto ogni riguardo, incommensurabilmente superiore a noi. Chi non riconosce Dio come tale – e quindi non riconosce se stesso come un niente al Suo confronto – non conosce affatto Dio. Finché sei superbo, non puoi conoscere Dio. Un uomo superbo guarda tutto e tutti dall’alto in basso, e se guardi in basso non puoi vedere qualcosa che è al di sopra di te.

Sorge qui un grave quesito. Come mai persone palesemente divorate dalla superbia e dall’orgoglio possono dire di credere in Dio, e considerarsi religiosissime? Il fatto è, temo, che costoro adorano un Dio immaginario. Ammettono teoricamente di essere niente al cospetto di questo Dio fantomatico, ma in realtà sono convinte che Egli le approvi e le ritenga molto migliori della gente comune: pagano a Dio, cioè, un soldo di umiltà immaginaria, e ne ricavano mille di superbia verso i loro simili. A questa gente pensava Cristo, suppongo, annunciando che alcuni avrebbero predicato e scacciato i demoni in Suo nome, ma alla fine del mondo si sarebbero sentiti dire che Egli non li aveva mai conosciuti.

E ognuno di noi può cadere in ogni momento in questa trappola mortale. Fortunatamente c’è una cosa che può metterci sull’avviso. Quando ci accorgiamo che la nostra vita religiosa ci dà la sensazione di essere buoni – di essere, soprattutto, migliori di qualcun altro – possiamo essere sicuri, penso, che in noi agisce non Dio, ma il diavolo. La vera prova che si è in presenza di Dio è dimenticarsi completamente di se stessi, o vedere se stessi come un oggetto piccolo e vile. Meglio è dimenticarsi completamente di sé.

È triste che il peggiore dei vizi riesca ad insinuarsi di frodo nel centro stesso della nostra vita religiosa. Ma possiamo capire il perché. Gli altri vizi, meno maligni, provengono dall’azione del diavolo in noi tramite la nostra natura animale. Questo vizio, invece, non ha per tramite la nostra natura animale. Viene direttamente dall’Inferno. È puramente spirituale, e quindi molto più subdolo e mortifero. Per la stessa ragione, spesso si fa ricorso alla superbia per sconfiggere gli altri vizi.

Gli insegnanti, per esempio, fanno spesso appello alla superbia, all’orgoglio, o, come dicono, all’amor proprio di un allievo per indurlo a comportarsi bene; e non di rado accade di vincere la propria pusillanimità, lussuria, iracondia dicendo a sé stessi che queste sono cose indegne di noi – ossia, per superbia. Il diavolo se la ride. È contentissimo che tu diventi casto, coraggioso e capace di dominarti, purché egli possa istituire dentro di te la dittatura della superbia; così come sarebbe felicissimo che tu guarissi dai geloni, se in cambio gli fosse consentito di farti venire il cancro.

La superbia, infatti, è un cancro spirituale: divora ogni possibilità di amore, di contentezza, di semplice buon senso.

(Brano tratto da C.S. Lewis, Il cristianesimo così com’è, Adelphi, Milano, 1997, pp. 159-161).

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