Giustizia e misericordia

Per quali ragioni ci risulta così difficile immaginare di perdonare una persona che ha commesso un’azione malvagia? Perché ci viene più spontaneo accusare e condannare chi tradisce, chi ammazza, chi fa violenza sui nostri fratelli più piccoli? Da dove vengono l’ira e l’indignazione che si muove in noi in queste situazioni? Molto semplicemente: dal nostro più che legittimo desiderio del bene e della giustizia. Desiderio che si sente frustrato di fronte alla prospettiva buonista del perdono annunciata nel cristianesimo.

Tuttavia, è propio così? Giustizia e perdono sono nemici fatali? Desiderare l’una significa sopprimere l’altro o viceversa? Non proprio! Il perdono, così come lo intende la fede cattolica, non è affatto la rinuncia alla giustizia. Anzi, è il pieno ripristino della giustizia. Quando un peccatore pentito chiede davvero perdono a Dio nella Confessione, la sua vita non può rimanere la stessa. Se il perdono è davvero accettato, porterà con sé la naturale tendenza a riparare il male compiuto.

Ma non solo. C’è anche un di più. Il perdono di Dio non ripara solo il male, ma fa sovrabbondare il bene e l’amore. Come nel caso del pubblicano Zaccheo. Egli, dopo che Gesù è stato ospitato sotto il suo tetto, decide di restituire quattro volte tanto a coloro a cui aveva rubato denaro. Ebbene, se io ho rubato ad una persona una carota e gliene restituisco quattro, sicuramente gli ho fatto giustizia. Però, per far giustizia sarebbe stato sufficiente restituire una sola carota. Le altre tre sono segno di qualcos’altro, che non contrasta con la giustizia, ma la sovrasta: la misericordia. Il perdono divino è la giustizia portata in trionfo dalla misericordia, non la misericordia che ha sfrattato di casa la giustizia.

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