Tornare in sé

Rientrare in se stessi è il fondamentale movimento della spirito che permette la crescita spirituale. Rientrare, non rimanere! Come Bilbo Baggins, si tratta di uscire dalle mura di casa per avviarsi in un viaggio inaspettato. Per “tornare in sé” è necessario incamminarsi fuori di sé, là dove ci sono gli altri, gli estranei con cui fraternizzare. Quest’uscita da sé è spesso un rischio e non sempre conduce ad esiti piacevoli. Tuttavia va fatta, se ci si vuole conoscere ed apprezzare in verità.

Infatti, chi resta ingabbiato nell’io, non troverà mai se stesso. Simile a chi si auto-isola in una comoda prigione che sembra una casa, il detentore di sé produce un “io” che è semplicemente l’ologramma della sua frustrata o iperbolica immaginazione. In tali anguste circostanze spirituali sorge l’illusione di poter trovare se stessi in un “fondo” dell’anima che, in realtà, è un buco nero irraggiungibile.

Ciascuno di noi può ritrovarsi solo quando si riconosce in chi lo ha osservato benevolmente, come ha suggerito Emmanuel Lévinas. Esiste uno specchio in cui ci si può ritrovare, vedendosi con occhi nuovi: lo sguardo amorevole di qualcun altro che ci restituisce chi siamo da una prospettiva diversa dall’ego. La vita spirituale è un bussare alle porte della nostra anima dopo essere usciti dalla gabbia dell’io. Quella porta è sulla soglia degli occhi di chi ci ama con cuore sincero. Quegli occhi sono lo sguardo di Dio.

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