Non solo la scuola!

Mi domando: basta un corso di formazione scolastico per insegnare ad alunni e studenti a non agire mai con violenza, men che meno verso le donne? Solo la scuola ha questo dovere educativo verso la società? Me lo domando perché, a quanto ho appreso alla radio stamattina, ancora una volta è la scuola ad essere investita dalla politica dell’onere di far fronte ad un serissimo male della società. Questa tendenza a far diventare la scuola il lazzaretto della società malata è rovinosa per la società stessa. Inoltre, è abbastanza sciocco pensare che si possa far prevenzione alla violenza solo attraverso corsi scolastici da svolgere in aula, come se fossero delle materie. L’educazione umana è più ampia dell’istruzione. In realtà, è ora di riprendere coscienza che l’educazione alla fraternità e alla pace è compito e responsabilità di ogni cittadino adulto, genitore, insegnante, prete, allenatore sportivo, ecc… Questa educazione non può essere delegata al luogo il cui scopo principale è e resta quello di istruire. La scuola non può sostituirsi alla famiglia, né alla parrocchia, né al centro sportivo in oratorio, sobbarcandosi responsabilità educative che le competono solo in parte. Prima questa consapevolezza diventerà chiara nel cuore di ciascuno di noi cittadini, prima cominceremo a darci una mano a vicenda, con vera corresponsabilità, nell’educarci e nell’educare realmente a non essere violenti.

6 pensieri riguardo “Non solo la scuola!

  1. Andrea M. ha detto:

    Caro Luciano,
    mi sembra che le varie opinioni/posizioni sulla violenza sulle donne, partendo dal doloroso caso della povera Giulia, soffrano terribilmente di ideologia. A partire dall’assegnare la colpa alla famiglia patriarcale che, grosso modo, è come credere all’esistenza degli unicorni.
    Cosa significa educarsi ed educare a non essere violenti? Come fronteggiare l’ira che è una sentimento umano molto forte, come ciascuno di noi può sperimentare nella sua vita? In generale, come tenere a freno le passioni, come controllarle? La risposta esiste: solamente con l’esercizio della ragione umana che si dispiega nelle virtù cardinali, meglio ancora se sostenute da quelle teologali.
    Qui è necessario mettere il dito nella piaga: quante volte la nostra società ci spinge nella direzione opposta? Quante volte, al grido di “Vietato Vietare”, si dice che il controllo ragionevole delle passioni blocca la spontaneità umana? Quante volte di questo è stata accusata la Chiesa cattolica?
    È necessario farsi un serio esame di coscienza e ripartire dai principi e dai fondamenti, lasciando alla scuola il suo compito primario che è quello di istruire.

    1. Luciano Pace ha detto:

      Caro Andrea, in effetti, esiste una saggezza del vivere che proviene dall’antichità greca e romana, a noi consegnata tramite la tradizione culturale e di fede cattolica, a cui ci si potrebbe riferire per far fronte all’incapacità attuale di dominare le passioni. Hai, giustamente evocato le virtù cardinali umane, fra le quali la Temperanza è via sicura al governo dei nostri moti irascibili e concupiscibili. Chissà, forse i molti disastri prodotti dalla logica della società dei consumi potrebbero portare le coscienze a ridestarsi e a far riappropriare ciascuna della cura della propria anima. Coltiviamo speranza. Grazie.

  2. Lorenzo ha detto:

    Concordo con Luciano sul fatto che non debba essere compito solo della scuola educare alla non violenza e in particolare quella sulle donne. Vorrei invece chiedere ad Andrea, che ha commentato prima di me, perché ritenga “ideologia” dare la colpa alla famiglia patriarcale, come se si trattasse di una “fantasia” (“credere che esistano gli unicorni “) – ma questa è una mia interpretazione, forse sbagliata -: non mi sembra che questi due concetti siano equivalenti. Inoltre, gli sarei grato se potesse spiegarmi perché la ragione umana si dispieghi nelle virtù cardinali sostenute da quelle teologali. È forse irragionevole l’ateo che non pratica né la violenza né le virtù cardinali e teologali in forma religiosa?

    1. Andrea M. ha detto:

      Caro Lorenzo,
      In effetti avrei dovuto usare “dinosauri” al posto di unicorni. La sostanza è che in giro di famiglie patriarcali non se ne vedono più, proprio come i dinosauri (nel caso specifico il papà di Filippo ha negato che la sua famiglia sia di stampo patriarcale). Ricordo, per inciso, che il modello dei patriarchi cattolici è San Giuseppe, non proprio un tipo violento. Al più ci si potrebbe riferire alle famiglie mussulmane, ma qui si entra in altro discorso.
      Le virtù cardinali sono umane per eccellenza, appartengono a tutti gli uomini, credenti o meno. Tuttavia, la ragione umana è ferità dal peccato originale e pertanto non è più in grado di tenere a bada perfettamente le passioni (San Tommaso d’Aquino docet). Le virtù teologali, proprie delle persone con la grazia santificante, portano a perfezione quelle cardinali, per questo ho scritto “meglio ancora”. L’esempio tipico è la virtù di forza necessaria per affrontare le esigenze della vita terrena e la Fortezza, come dono dello Spirito Santo, per custodire la propria fede, quella dei nostri cari e conseguire la vita eterna.

  3. Luciano Pace ha detto:

    Mi permetto anche io un’ulteriore riflessione. Una persona che non ha la Fede teologale non è detto che sia irragionevole o malvagia. Conosco molte persone che si sforzano con onestà di praticare almeno alcuni, se non addirittura tutti, i dieci precetti divini, nonostante dicano, con sincerità, di non aver fede in Dio. Il perfezionamento offerto dalla Fede (e anche dalla Speranza e dalla Carità) non è sul che cosa si fa, ma sulle ragioni che muovono il cuore ad agire. Questo san Tommaso d’Aquino lo ha esposto bene nella sua teologia. La Fede teologale modifica il cuore con cui si agisce: lo rende capace, per Grazia (e non per merito), di voler rendere gloria anzitutto a Dio in tutto ciò che fa di buono. Chi ha fede, non opera, quindi, solo per dovere verso di sé e verso il prossimo o per filantropia. San Giuseppe, nei racconti del Vangelo, non ha sposato Maria per dovere o amore verso di lei, ma per amore di Dio sopra ogni cosa. Per questo, San Paolo (1 Cor 13, 1-ss) quando espone che cos’è la Carità teologale (che è il culmine della manifestazione della Fede) non la identifica con alcune tipologie di azioni considerate nobili e virtuose, nemmeno con il martirio. Essa è espressione dell’amore verso Dio con tutto il cuore per mezzo di Gesù Cristo. La Fede, la Speranza e la Carità sono virtù concesse da Dio, moventi del cuore che si accompagnano ad ogni azione virtuosa che, virtualmente, potrebbe essere agita anche senza le virtù teologali.

    1. Andrea M. ha detto:

      Cari amici,
      quello che volevo dire, per sgombrare il campo ad ogni fraintendimento, e magari ho detto in maniera impropria è quanto dichiarato dal Catechismo della Chiesa Cattolica:

      I. Le virtù umane
      1804 Le virtù umane sono attitudini ferme, disposizioni stabili, perfezioni abituali dell’intelligenza e della volontà che regolano i nostri atti, ordinano le nostre passioni e guidano la nostra condotta secondo la ragione e la fede. Esse procurano facilità, padronanza di sé e gioia per condurre una vita moralmente buona. L’uomo virtuoso è colui che liberamente pratica il bene.
      Le virtù morali vengono acquisite umanamente. Sono i frutti e i germi di atti moralmente buoni; dispongono tutte le potenzialità dell’essere umano ad entrare in comunione con l’amore divino.

      Le virtù e la grazia
      1810 Le virtù umane acquisite mediante l’educazione, mediante atti deliberati e una perseveranza sempre rinnovata nello sforzo, sono purificate ed elevate dalla grazia divina. Con l’aiuto di Dio forgiano il carattere e rendono spontanea la pratica del bene. L’uomo virtuoso è felice di praticare le virtù.
      1811 Per l’uomo ferito dal peccato non è facile conservare l’equilibrio morale. Il dono della salvezza fattoci da Cristo ci dà la grazia necessaria per perseverare nella ricerca delle virtù. Ciascuno deve sempre implorare questa grazia di luce e di forza, ricorrere ai sacramenti, cooperare con lo Spirito Santo, seguire i suoi inviti ad amare il bene e a stare lontano dal male.

      II. Le virtù teologali
      1812 Le virtù umane si radicano nelle virtù teologali, le quali rendono le facoltà dell’uomo idonee alla partecipazione alla natura divina.85 Le virtù teologali, infatti, si riferiscono direttamente a Dio. Esse dispongono i cristiani a vivere in relazione con la Santissima Trinità. Hanno come origine, causa ed oggetto Dio Uno e Trino.
      1813 Le virtù teologali fondano, animano e caratterizzano l’agire morale del cristiano. Esse informano e vivificano tutte le virtù morali. Sono infuse da Dio nell’anima dei fedeli per renderli capaci di agire quali suoi figli e meritare la vita eterna. Sono il pegno della presenza e dell’azione dello Spirito Santo nelle facoltà dell’essere umano. Tre sono le virtù teologali: la fede, la speranza e la carità.

      Ciao

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