Storia di due libri sopravvissuti

Di Luciano Pace.
Non solo alcuni uomini e donne, ma anche alcuni libri sono sopravvissuti ai terribili eventi della Seconda guerra mondiale. Perché anch’essi hanno storie che vanno al di là delle intenzioni dei loro scrittori. Se fossimo un libro, potremmo immaginare che il nostro destino ideale sia quello di essere letto da molti, oppure di invecchiare fra la polvere di una prestigiosa biblioteca. In effetti, molti libri riposano in scaffali monumentali, in attesa di essere considerati. Comunque, come dicevo, ci sono libri superstiti del nazismo, del fascismo, della Shoah. Vorrei raccontare brevemente la storia di due di essi.
Il primo dei due è stato ritrovato malconcio e pieno di polvere. Siamo alla fine del 1944, durante una delle ultime incursioni di aerei tedeschi in Olanda. In un bombardamento il convento di Herkenbosch viene completamente raso al suolo. I giorni dopo fra le macerie fu ritrovato questo manoscritto. Era avvolto in alcuni panni della biancheria. La sua autrice l’aveva affidato alla premura di alcune consorelle nel 1942, mentre si trovava nel convento di Echt, prima di essere arrestata dalla Gestapo e portata ad Auschwitz, dove verrà uccisa nella camera a gas. In seguito, le amiche suore lo occultarono e lo nascosero ad Herkenbosch, dove poi fu rinvenuto. Un vero superstite, scampato ai roghi pubblici e alle bombe naziste. In quegli anni, sia le persone sia i libri se la sono vista davvero brutta.
Una volta ritrovato, un padre carmelitano ed uno francescano lo portarono a Löwen sotto scorta militare. Da lì, gli fu data la dignità che spetta ad un libro sopravvissuto. Il manoscritto fu redatto postumo, rilegato e vestito di una premurosa copertina (curioso come la parola “copertina” evoca anche il piccolo panno di lana che serve per scaldare i neonati nelle loro culle). Per molto tempo fu conservato a Brüssel, in uno specifico archivio, con il nome di “Manoscritto A12”. Oggi lo si trova insieme ai suoi fratelli di penna presso il Carmelo di Colonia.
Si tratta del testo intitolato “La struttura della persona umana”, scritto fra il 1932 e il 1933 dalla filosofa Edith Stein, oggi conosciuta anche come santa Teresa Benedetta della Croce, patrona d’Europa. La santa filosofa lo scrisse per tenere un ciclo di lezioni universitarie presso l’Istituto Tedesco di Pedagogia scientifica di Münster nel quale insegnava. Ciò che dà a pensare è che sia proprio un libro su questo argomento ad essere scampato alle intemperie di quegli anni.
In esso l’autrice riflette in profondità sul significato della persona umana e dell’educazione umana. In particolare, ricorda a tutti gli educatori che, per educare, è necessario essere consapevoli di quali siano gli ideali e i valori capaci davvero di umanizzare gli individui e le comunità. A questo proposito fa riflettere non poco che il testo sia stato scritto negli anni in cui i nazisti cominciavano a rendere pubblica la propaganda razzista e antisemita. Così, mentre Hitler e i suoi divulgavano stupidaggini sull’inferiorità di alcuni uomini rispetto ad altri, Edith Stein insegnava nelle sue lezioni che ogni individuo umano, in quanto creatura di Dio, è un essere meraviglioso e di inestimabile valore. Fortunatamente, le sue parole sono sopravvissute.
Ma veniamo ora alla storia del secondo libro. Si tratta di un “Sommario di Filosofia” per i Licei, edito nel 1940 da nota casa editrice, ancora esistente. Di fatto era il manuale per lo studio della Storia della Filosofia presso il Seminario di Brescia. Questo testo scolastico non ha subito bombardamenti, né ha corso il rischio di essere messo al rogo. Anzi, ha ricevuto l’Imprimatur di un vescovo. Infatti, è appartenuto ad una famiglia in cui ben tre figli divennero preti, prima di giungere nella mia libreria qualche anno fa come regalo. Me ne fece dono l’ultimo dei presbiteri poco prima di morire. Disse che sarei stato il suo miglior nuovo proprietario, data la mia passione per la Filosofia.
Due sono le caratteristiche che mettono in risalto oggi questo manuale. La prima: si capisce che è stato studiato. Per quasi tutto il testo ci sono sottolineature, note, appunti, glosse, biglietti riassuntivi, ecc… A quanto sembra, è stato preso sul serio. La seconda: l’ultimo capitolo del libro, invece, è completamente limpido: nessun segno, nemmeno a matita. Come se non fosse nemmeno stato letto.
Di che cosa tratta l’ultimo capitolo? Ecco il titolo: “Dottrina del fascismo”. Non è difficile immaginare che cosa vi si trovi scritto. Il fascismo viene presentato come un’ideologia antisocialista, antidemocratica, antiliberale, antipacifista. Scorrendo queste pagine, si capisce bene che si tratta di propaganda e non di Filosofia. L’ultima frase del manuale afferma: “Il fascismo ha oramai nel mondo l’universalità di tutte le dottrine che, realizzandosi, rappresentano un momento della storia dello spirito umano”. Chissà che cosa significa questa affermazione. Tutte le volte che la rileggo me lo domando e non ho risposta.
Comunque sia, mi consola il supporre che l’insegnante dell’epoca non abbia mai fatto studiare queste parti del manuale ai suoi liceali seminaristi. Noi insegnanti, infatti, abbiamo il grande previlegio, unito ad un’enorme responsabilità, di decidere che cosa insegnare e che cosa no. Rispetto ai due libri qui presentati, il primo ho deciso da qualche anno di leggerlo, commentarlo e farlo studiare in università a chi si prepara a diventare insegnante di Religione Cattolica. Il secondo, invece, lo custodisco in libreria, come cimelio prezioso di un’epoca in cui anche l’istruzione se l’è passata abbastanza male, soggetta com’era ad esigenze ideologiche.
A questo proposito, ciò che distingue l’ideologia di partito, a cui fu interessato il duce, dall’educazione propriamente umana, su cui cercò di riflettere Edith Stein, è molto semplice: per la prima tutti devono essere uguali nel pensiero e nella fede; per la seconda, c’è una fede in Dio che può rendere ciascuno ciò che è chiamato ad essere. Infatti, come scrive acutamente la filosofa, “Educare significa condurre altre persone a diventare ciò che devono essere. Non lo si può fare senza sapere che cos’è l’essere umano e come egli è, dove deve essere condotto e quali sono le strade possibili”.
La Giornata della Memoria ci ricorda che cosa è accaduto qualche anno fa quando ci si è dimenticati di un’educazione e di un’istruzione che fosse davvero a misura della dignità di ciascun uomo. Anche le vicende di questi due libri ne danno testimonianza. Il rischio è che non vengano considerate di valore in un’epoca come quella attuale, in cui leggere e studiare seriamente sembra essere considerato superfluo per poter vivere in maniera pienamente umana.