L’inquinamento intellettuale

Il seguente brano antologico è tratto da un testo del filosofo Feyerabend dedicato al suo anarchismo epistemologico. Egli, riflettendo su quanto proposto da Lakantos, si dichiara persuaso del fatto che l’istruzione deve mutare il suo atteggiamento fondamentale di ossequio agli standard di pensiero dello scientismo, cioè dell’ideologia secondo cui solo le scienze possono dire il senso della realtà. Perciò, con un piglio stilistico schietto e polemico, suggerisce alcuni pensieri che aiutino a evitare questo “inquinamento intellettuale” odierno.

Lakantos è preoccupato dell’inquinamento intellettuale e io condivido la sua preoccupazione. Libri di ignoranti e di incompetenti inondano il mercato, vuoti sproloqui zeppi di vocaboli strani ed esoterici pretendono di esprimere concetti profondi, “esperti” senza cervello, senza personalità e senza neppure un briciolo di temperamento intellettuale, stilistico, emotivo, ci parlano della nostra “condizione” e dei mezzi per migliorarla, e non soltanto essi predicano a noi, che possiamo renderci conto della loro pochezza, ma gli si permette di rivolgersi direttamente ai nostri figli e di trascinarli nel loro squallore intellettuale.

“Insegnanti” che si servono dei voti e del timore di non riuscire plasmano il cervello dei giovani fino a non lasciar loro una briciola di quell’immaginazione che un tempo potevano avere avuto. È una situazione disastrosa, e non è facile provi rimedio. Non vedo però come la metodologia di Lakantos possa essere d’aiuto in questo compito.

Per quanto mi concerne, il problema primo e più ergente è quello di strappare l’istruzione agli “educatori professionali”. I cappi dei voti, della competizione, degli esami regolari devono essere aboliti e noi dobbiamo anche separare il processo di apprendimento dalla preparazione a una particolare attività professionale. […] Dopo tutto, in un regime di democrazia la “ragione” ha altrettanto diritto a essere udita e a esprimersi quanto ne ha l'”Irrazionalità”, specie in considerazione del fatto che quella per un uomo è “ragione”, per l’altro è follia.

Una cosa però dev’essere evitata a ogni costo: non si deve permettere che gli standard speciali che definiscono specifiche discipline e speciali professionisti permeino l’istruzione generale e diventino la proprietà che definisce un “uomo istruito”. L’istruzione generale dovrebbe preparare un cittadino a scegliere fra gli standard o a trovare la sua strada in una società contenente gruppi impegnati in vari standard, ma in nessuna condizione deve piegare la mente inducendolo a conformarsi agli standard di un gruppo particolare.

Gli standard saranno considerati, saranno discussi, i bambini saranno incoraggiati a conseguire profitto nelle discipline più importanti, ma solo come si acquista abilità in un gioco, ossia senza un serio impegno e senza privare la mente della sua capacità di giocare anche ad altri giochi. Dopo essere stato preparato in questo modo, un giovane può decidere di dedicare il resto della sua vita a una particolare professione, e può cominciare a praticarla seriamente. Questo “impegno” dovrebbe essere il risultato di una decisione cosciente, sulla base di una conoscenza abbastanza completa delle alternative, e non una conclusione scontata.

Tutto ciò significa, ovviamente, che dobbiamo impedire agli scienziati di impadronirsi dell’insegnamento e che dobbiamo impedire loro di insegnare come “fatti” e come “l’unico vero metodo” quello che si trova ad essere il mito del giorno. L’accordo con la scienza, la decisione di lavorare in accordo con i canoni della scienza dovrebbe essere il risultato di un esame e di una scelta non di un modo particolare di educare i bambini. Mi pare che un tal mutamento nell’istruzione e, di conseguenza, nelle prospettive abolirà gran parte dell’inquinamento intellettuale deplorato da Lakantos.

(Brano tratto da Paul K. Feyerabend, Contro il metodo, Feltrinelli).

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